Osayemwere Agbonze

Osas

Osayemwere Agbonze, per gli amici Osas, mi accoglie nel suo negozio di parrucchiera, in pieno centro a Vicenza, una mattina di fine novembre, alle 8. Alza la saracinesca solo per me. Il suo orario di apertura ufficiale è alle 9.

Accende le luci, anche quelle natalizie, e la radio, che ci accompagna con le ultime hit, pezzi storici e news. Tutto attorno profumo di buono che solo quando entri in un tempio della bellezza ti invade. Veste elegante, ha la pelle del viso liscia e luminosa. Mi fa sedere sul lavatesta e mi racconta di lei, dell’Africa e di quel lavoro che è pura passione.
42 anni, originaria dalla Nigeria, in Italia da quando ha 18 anni, Osas sta per festeggiare un compleanno importante: il 12/12 la sua attività (voluta e ottenuta con tutte le forze!) compie 5 anni.

Osas, ci racconti come sei arrivata in Italia?
Volevo respirare aria nuova. Ho lasciato, ancora giovane, tutti i miei affetti in Africa, sono finita a Parigi, ma volevo andare in Spagna. Alla fine, mi sono ritrovata casualmente in Italia, a casa di amici, precisamente a Vicenza. Chiedevo ai miei compaesani cosa fare per lavorare qui, con malizia mi rispondevano che avrei trovato lavoro facile, essendo io una bella donna. Ma, in cuor mio, desideravo fortemente fare la parrucchiera. Mi indicarono un negozio di africani, ma non volevo specializzarmi in quel tipo di acconciature, volevo conoscere e imparare l’arte del capello dagli italiani. Venivo derisa per questo mio sogno, ma dentro di me dicevo

“Io, un giorno, farò la differenza”

Cosa ti sei portata dall’Africa?
L’insegnamento di mia madre che recita così: “Quando sei in un Paese che non è tuo, non devi mai mettere entrambi i piedi per terra. Devi imparare le regole, le usanze della nuova terra, e portare rispetto”.

parrucchiera

Una volta arrivata in Italia, cosa è successo?
Sognavo di diventare parrucchiera. All’epoca (avevo 18 anni), conobbi un parrucchiere vicentino che mi disse: “Quando avrai il permesso di soggiorno ti assumerò”. In due settimane ottenni il permesso di soggiorno, corsi da lui e… mi guardò dalla testa ai piedi e mi rispose: “Non sei fatta per lavorare qui, da me, saresti sprecata”. Ero furiosa. Ma scoprii, poco dopo, che lo aveva detto per il mio bene: lui voleva il meglio per me.

Come andò avanti la storia?
Un ragazzo italiano, mio amico, mi disse che da un parrucchiere d’élite cercavano una che sapesse fare treccine. Non volevo fare solo treccine, ma andai lo stesso. Appena varcai la soglia del negozio, mi sentii al posto giusto nel momento giusto. Contai i lavatesta: erano 14. Contai i dipendenti: erano 18. Già mi vedevo lì. Il titolare mi disse: “Quando avrò le treccine da fare, ti chiamerò”. Tornai a casa delusa. Temevo non mi avrebbe mai più chiamata. Invece dopo 2 giorni mi chiamò e mi chiese: “Ho un altro negozio in città. Potresti dare una mano là a lavare teste?”. Non mi ci vedevo a lavare teste. Volevo tagliare capelli, fare colorazioni… ma un mio amico mi ricordò: “Se vuoi arrivare in alto, parti dalle mansioni più semplici”. La mattina dopo arrivai in negozio: non era bello tanto quanto l’altro, ma mi misi di buona lena a lavorare. La dipendente non parlava inglese, io non parlavo italiano. Mi insegnò a lavare le teste gesticolando e mimando. I clienti apprezzavano il mio stile e modo di massaggiare. Ero testarda e pochi giorni dopo chiesi di applicare il colore. La collega mi rispose un perentorio no. Non lo accettai come risposta, mi infilai i guanti per farle capire che ero pronta a imparare. Mi lasciò fare. Ero brava. Altre due settimane e chiesi di imparare a fare le mèches. Lo stesso giorno che mi fecero provare, videro che ci sapevo fare.

E, in tutto ciò, il tuo titolare?
Aveva già deciso, sin dal primo giorno, di assumermi. Ha avuto un gran coraggio. Nel frattempo, mi sono formata attraverso corsi e scuola. Tante le richieste di lavoro che ho rifiutato, perché non volevo tradire il mio datore di lavoro, a cui ero grata. Con lui sono rimasta 15 anni e ho imparato moltissimo.

E poi?
Poi è arrivata l’occasione della vita e ho aperto il mio negozio, di cui sono titolare. Era il mio sogno: in questa terra, dove vivo, volevo aprire la mia attività, con il mio nome, e lavorare con lo stile italiano.

In Italia c’è una cultura su tutto: sul benessere, sul cibo, sui capelli,… e io la volevo onorare.

Non mi è stato regalato niente. Tutto ciò che ho me lo sono guadagnata con il mio duro lavoro e grazie al supporto del mio compagno.

osas

Chi ti aiuta oggi?
Camilla, a cui ho dato molta responsabilità. È entrata nel mio negozio un giovedì. Il venerdì era già assunta a tempo indeterminato.

È stato difficile “entrare” a Vicenza?
Molti miei compaesani mi parlavano di razzismo, ma io ho imparato questo: nella vita, con il duro lavoro, si ottiene tutto, indipendentemente dal colore della pelle.

A chi vuole seguire i tuoi passi, cioè farsi strada, con determinazione, nel mondo, cosa consigli?
Alzarsi, andare là fuori, rivendicare i propri diritti. Lo dico soprattutto ai giovani.

Vicenza

Osas, quando ti svegli, la mattina, a cosa pensi?
Al lavoro (ride, ndr). E ringrazio per la salute e la serenità.

Cosa ti manca dell’Africa?
La mia casa. Quando rientro a Vicenza dopo un viaggio in Nigeria, ho una luce nuova. I miei antenati mi abbracciano ovunque io mi trovi.

La tua famiglia sa del successo raggiunto?
Sì, e mia mamma è proprio fiera.

Completa:
– cosa più ti piace della tua professione?
Tutto.
– Come e dove ti vedi tra 10 anni? Non lo so, lo lascio al destino, perché non si sa mai cosa ci riserva la vita. Ma sento che andrò avanti qui, in bene. E, a questo proposito, vorrei ringraziare calorosamente tutti i clienti che hanno sempre riposto fiducia in me e mi sono stati vicini sin dall’inizio della mia carriera.

2 thoughts on “Osayemwere Agbonze

  1. Questa storia di Osas è il classico esempio che con umiltà, sacrificio, intraprendenza e inventiva si può ambire a raggiungere grossi traguardi.

  2. Osas mi ha fatta bella il giorno delle mie nozze. Sono venuta da lei qualche giorno prima e mi sono fidata totalmente. Non ero una sposa giovanissima e nemmeno facile da accontentare, ma Osas con la sua intuizione, professionalità e arte, ha fatto di me una bella sposa. Così è diventata la “mia parrucchiera” e non solo. Veramente Osas ha a cuore le sue clienti e credo sinceramente che in lei pulsa l’istinto di essere, con ogni donna, sorella. Complimenti anche alla bravissima Camilla. Annalisa

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