Manuel Frattini

Manuel Frattini

Questo fine settimana (venerdì 25, sabato 26 e domenica 27 gennaio) sarà sul palco del Gran Teatro Geox di Padova nei panni di Bernadette Bassenger, la transessuale di “Priscilla, la regina del deserto”, film premio Oscar nel 1995. Parliamo di Manuel Frattini, cantante, attore e danzatore, interprete di alcuni dei più noti musical
(Sette spose per sette fratelli; Pinocchio, con le musiche dei Pooh; Robin Hood, tra gli altri). Lo raggiungiamo al telefono tra una prova e l’altra di questo colorato musical e riconosciamo la voce di una persona felice, che sta godendo dei frutti di 27 anni di lavoro teatrale, tra sudore, fatica e divertimento. “Sono eccitato, gasato per questo nuovo progetto in cui sono coinvolto – afferma – mi sta dando un sacco di soddisfazioni”.

Manuel, sei un “animale” da palcoscenico. Ma una volta sceso dal palco chi sei?
Sono una persona fortunata, perché ogni giorno sono consapevole di quanto sia una grande fortuna nella vita fare quello che più mi piace. Mantengo l’entusiasmo intatto da 27 anni, da quando sono entrato nel mondo teatrale. In un Paese dove non è ancora tradizione il musical, il fatto di aver iniziato e continuare con buoni risultati in questo genere è davvero una grande cosa!

Mi hai citato i musical. Ci hai abituati a questo genere. Sei stato Pinocchio, tanto per ricordare uno dei tuoi più grandi personaggi. E ora Priscilla, in cui sei, come detto in precedenza, un transessuale. Un salto notevole. Che paure hai dovuto abbattere?
Il nuovo personaggio, in “Priscilla”, mi ha caricato di una responsabilità maggiore, perché al pubblico tengo moltissimo e l’idea di deluderlo mi preoccupa. Ma, dopotutto, questo è il lavoro che fa un attore: passa da un ruolo all’altro alla velocità della luce, vestendo panni tra loro anche molto diversi. L’importante, per me, è essere sempre credibile in tutti i ruoli. L’altra paura, in “Priscilla”, è quella di cadere nella macchietta del transessuale effeminato, ma cerco di mantenere un equilibrio.

Priscilla

© Cristian Castelnuovo

Che fatiche hai dovuto affrontare? Come ti sei preparato per questo ruolo?

Devo ammettere che in tutti i ruoli interpretati fino ad ora ho avuto un coinvolgimento fisico notevole. In realtà Bernadette non è così coinvolta a livello coreografico. Quindi l’impegno fisico non è in quel senso, ma in un altro: noi tre protagonisti non usciamo mai di scena, ed è uno spettacolo impegnativo, perché i cambi costumi (tantissimi!) avvengono a una velocità inimmaginabile; forse stancano più quelli che le scene stesse, sei proprio sul filo del secondo, se c’è un imprevisto sei nei guai.

Quanto c’è di te in Bernadette?
Quanto sto scoprendo di portare in Bernadette! Non ho tante repliche alle spalle e non c’è modo migliore che veder crescere il proprio personaggio andando in scena. Ogni sera scopro qualcosa di nuovo. Come con tutti gli altri personaggi interpretati, un po’ di Manuel c’è, magari nella sensibilità del personaggio. E anche il pubblico stesso può immedesimarsi in questo spettacolo, perché si parla di amicizia, di amore, di figli…

E, per par condicio, Bernadette ti ha permesso di conoscerti meglio?

Assolutamente sì. Le corde di Bernadette sono talmente diverse rispetto a quelle che ho scoperto e usato in passato, che è inevitabile approfondire a mia volta tanti aspetti di me stesso che non conoscevo. “Priscilla” è uno spettacolo molto divertente, ma ci sono anche tanti momenti intimi ed emozionanti, dove il pubblico ha la possibilità di immedesimarsi… e io stesso pure. Bernadette non ha avuto figli, il suo amico di viaggio gli chiede se ci ha mai pensato, ed è un pensiero che posso riflettere su me stesso.

Lustrini, tacchi, paillettes, musica… ce ne sono, e tanti. Ma non sono i veri protagonisti, perché in realtà da tutto questo scintillio emergono valori. Che messaggi vengono trasmessi?

Siamo nel 2019 e non voglio più usare l’espressione “sdoganare l’amore diverso da quello tradizionale”, perché non dovrebbe essere più necessario sottolineare questo aspetto. È giusto che l’amore abbia tutti i colori del mondo, nel rispetto reciproco. Poi c’è l’amicizia.

Un paio di buoni motivi per cui vale la pena venire a vedere “Priscilla”?

È un periodo storico del cavolo, e ognuno di noi merita spensieratezza, divertimento ed emozione, e questi ingredienti “Priscilla” ce li ha, senza ombra di dubbio. Poi si gode con il cuore, con gli occhi, e con le orecchie. La colonna sonora è storica e impedisce alle persone di stare ferme sulla poltroncina.

musical

© Cristian Castelnuovo

In una precedente intervista, prima del debutto, parlavi di un bel mix di terrore e di entusiasmo che dovevi far evolvere e trasformare a tuo favore, perché la voglia di fare questo ruolo era tanta. Ci sei riuscito? Come sta andando?
Io sono soddisfatto, ce la sto mettendo tutta. Se ce l’ho fatta non sarò mai io a dirlo, ma il pubblico. Ai posteri l’ardua sentenza. Ma intanto mi viene da dire che siamo sulla strada giusta.

Completa:

- Danza o recitazione? Il solo fatto di aver scelto di fare musical mi impedisce di rispondere a questa domanda. Mi piacerebbe fare un’esperienza di prosa, ma mi mancherebbero la danza e la musica;

- un musical che ti è rimasto nel cuore? Perché? Tutti, perché la mia formazione è avvenuta sempre sul campo. Il palco mi ha permesso di crescere artisticamente grazie a tutti i ruoli, a cui sono legato profondamente;

- una collaborazione artistica significativa? Sono uno che ama condividere molto. Ho bisogno dello scambio. Anche chi mi ha messo in difficoltà mi ha aiutato a crescere. Con Christian De Sica non è stato facile (musical Tributo a George Gershwin – Un Americano a Parigi, ndr), per esempio, ma ho imparato a improvvisare per potermi salvare dalle situazioni che mi creava. Un’esperienza analoga, ma per altri motivi, è stata con Paolo Ruffini… da ogni compagno di viaggio ho imparato molto e spero di aver dato qualcosa;
– una storia che vorresti trasformare in musical? Crazy for you, un classico americano. Ho avuto la fortuna di portarlo in scena lo scorso anno e spero di riproporlo in futuro. E poi mi piacerebbe portare in scena una storia su Charlie Chaplin, personaggio geniale.

E dopo “Priscilla”? Che ne sarà di Manuel?

Vediamo cosa mi suggerirà Bernadette a fine tournée.

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